Quando la lacrima non basta

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CARLO ORIONE
Socio Fondatore AlMO; Presidente ISHO;
Vice Presidente IDEA

Come dice il mio amico Rolando Toyos “L’occhio secco è una malattia cronica infiammatoria della pelle e delle ghiandole che è anche influenzata da probblemi sistemici che portano ad una scarsa produzione lacrimale.
Un film lacrimale anormale può devastare la superficie oculare, portando ad una diminuzione della visione, al dolore ed alla difficoltà a svolgere le attività quotidiane.
Il miglior trattamento è un approccio plurifattoriale unico e a lungo termine che è adattato alle specifiche esigenze di ciascun paziente”.
Per questo motivo il sostituto lacrimale, anche se importante, non è quasi mai sufficiente da solo a risolvere il problema.
Un’anamnesi accurata ed appositi test sono basilari per cercare di capire le cause ed il tipo di Dry Eye: se il paziente ha più fastidio al mattino probabilmente sarà evaporativo, se la sera sarà, probabilmente, da ipoproduzione, anche se la maggior parte di pazienti con occhio secco sono di tipo misto.
Tra i vari test ritengo importanti la misurazione del NIBUT (BUT non invasivo) per valutare in ogni punto della superficie oculare il tempo di evaporazione della lacrima, la MEIBOMIOGRAFIA per testare il numero e la funzionalità delle Ghiandole del Meibomio presenti nelle palpebre, il Test di SHIRMER per misurare la produzione lacrimale in 5 minuti, il questionario OSDI per valutare la gravità dei sintomi, la misurazione del MENISCO LACRIMALE per misurare quanta lacrima rimane nell’occhio, la SENSIBILITÀ CORNEALE misurata toccandone la superficie con un filo, l’INTERFEROMETRIA, per valutare la composizione e la qualità della lacrima, l’OSMOLARITÀ che misura la concentrazione dei soluti nelle lacrime sempre elevati nel Dry Eye, la BIOMICROSCOPIA DIGITALIZZATA per fotografare e studiare la superficie oculare tramite test di colorazione del film lacrimale, delle cellule corneali e congiuntivali, il DENSITY MEIBUM GRADE (DMG), che ho classificato con mio figlio Matteo per valutare il grado di salute delle Ghiandole del Meibomio (GHM) controllando la densità del meibum. Con un’apposita pinza eseguo uno squeezing (spremitura) sulle GHM e ne valuto, in una scala da zero a 5, la densità dove 0 è un Meibum normale, oleoso, 1 più denso, 2 molto denso con una consistenza tipo dentifricio giallastro, 3 denso biancastro, 4 a filamenti con ghiandole che si stanno chiudendo e 5 nessun meibum fuoriesce in quanto le ghiandole sono chiuse.
Una delle cause più frequenti di Dry EYE è la rosacea del bordo palpebrale e, a volte, di tutto il viso. In questo caso il trattamento di prima scelta è la Luce Pulsata (IPL) in quanto la sola lacrima artificiale non risolve la patologia.
La Luce Pulsata regolarizza la secrezione delle ghiandole del Meibomio, agendo sull’ATP cellulare, inoltre le scalda favorendone la disostruzione tramite lo squeezing successivo, stimola il sistema parasimpatico a produrre più lacrime e, soprattutto, elimina le teleangectasie del bordo palpebrale, principale causa della Disfunzione delle Ghiandole del Meibomio (MGD), anche quando non sono visibili ad occhio nudo.

Questi vasellini anomali producono citochine e chemochine che richiamano cellule infiammatorie alimentando il circolo vizioso infiammatorio che porta alla cheratinizzazione delle ghiandole del Meibomio rendendole più aggredibili dai batteri e favorendo l’insorgenza della Blefarite o della Meibomite.
Questa condizione patologica riduce la parte oleosa della lacrima esitando in una precoce evaporazione della stessa con conseguente occhio secco.
Questi vasi anomali, inoltre, si trovano molto spesso anche nel derma del terzo medio del volto ed è per questo motivo che si consiglia di effettuare molti spots (in media 30 per ogni trattamento, da trago a trago per 2 volte) in modo da chiudere anche quelli non visibili.
Rolando Toyos, dal 2001 al 2007, ha sperimentato diversi protocolli e parametri di utilizzo della IPL per il Dry Eye dovuto a MGD ed ha ottenuto il più elevato tasso di successo eseguendo, per ogni paziente, 4 trattamenti da trago a trago per 2 volte consecutive (25 spot compreso il naso) seguiti dallo squeezing delle ghiandole con filtro a 590nm. (per raggiungere la zona vascolare), con potenze variabili da 8 a 25 J/cm2 a seconda della gravità della MG, con lunghezza dell’impulso pari a 5ms., a distanza di un mese uno dall’altro per evitare di irritare la cute con sedute troppo ravvicinate.
In caso di Rosacea viene migliorata anche questa patologia effettuando gli circa 40 spots sull intero volto. La Luce Pulsata ha dato guarigione completa nel 60% dei pazienti trattati, notevole miglioramento nel 25% e non ha avuto effetto solo nel 15% dei pazienti trattati. Dopo le 4 sedute è possibile, se occorre, ripetere una o più sedute a distanza di mesi, ma la maggior parte dei pazienti non ne hanno più avuto bisogno.